"A malgrado che è luglio, i mille metri della Quisquina fanno la sirata accussì frisca ch’è una billizza. L’aria leggera e pungente che sciàura macari di pino allarga il petto e pulizia i pinseri.Il vescovo e don Graceffa s’assettano supra alle pietre e sinni stanno in silenzio. Don Graceffa si deve ripigliare della sia pur breve caminata nel bosco. Non passa manco un minuto che una fucilata ’mprovisa, sparata da pochi metri di distanza, esplode con un gran botto fatto cchiù forte dalla quiete assoluta che c’è torno torno. Il vescovo sente il proiettile fischiare a pochi centimetri dalla so testa e istintivamente si susi addritta di scatto, strammato, si talia torno torno, non capisce nenti di quello che sta capitando.«Si butti giù!» gli grida don Graceffa.Peruzzo accenna a farlo, ma gli appostati non gliene danno tempo. Sparano di nuovo e…"
di Andrea Camilleri.
Il libro, edito da Sellerio, è stato pubblicato a Marzo 2007. 115 pagine di un insolito Camilleri, alle prese con un giallo storico basato sull’attentato, avvenuto nel 1945, contro il vescovo di Agrigento, Monsignor Peruzzo. I fatti narrati si svolgono in due conventi: l’eremo della Quisquina e il Monastero di Palma di Montechiaro. Nel primo avviene il ferimento di Monsignor Peruzzo, nel secondo, dieci giovani suore di clausura “offrono la loro vita” al Signore, in cambio della salvezza del loro “pastore” e si lasciano morire. Questa, in sintesi, la vicenda; Camilleri ne ricostruisce gli scenari, con un’indagine attenta, fino a porre una serie di questioni …L’ho trovato molto interessante e, a tratti, sconcertante. Senza dubbio, 115 pagine da leggere con attenzione.
© Anna - righeblu ideeweekend


Accolti festosamente anche dai loro due simpatici cagnoloni, riusciamo a fatica ad arrivare in giardino… uno spazio aperto su un panorama fantastico.
Sì, le immagini sono imperfette, ma danno un’idea della bellezza del posto.

Tra racconti e preparativi per la cena, assistiamo ad un tramonto spettacolare, con tutte le sfumature cromatiche possibili, cose che in città non è facile vedere!
Percorriamo strade in discesa, intersecate da caratteristici vicoli o scalinate, spesso ripidi, che costeggiano gli edifici in pietra e mattoni rossi del centro storico, d'impronta medioevale come il castello-fortezza che, dalla rocca, domina tutto l’abitato.

Il paese, situato tra la Val d’Orcia e la Valdichiana, si trova in una zona ricchissima di testimonianze etrusche, con
Verso sera scendiamo in piazzetta, dove è stata organizzata la cena della contrada di S. 

Tra le varie sale, sono particolarmente interessanti quelle in cui si trovano esposti gli ultimi reperti, provenienti proprio dalla tomba detta della “Quadriga Infernale”. In essa è stato rinvenuto un affresco, raffigurante una quadriga trainata da due leoni e due grifoni, guidata da un demone rosso identificato come Charun, corrispettivo del greco Caronte.

Arrivati in piazza della Libertà, ci troviamo davanti all’antica chiesa di S. Francesco la cui facciata guarda verso la porta Nuova. Proprio accanto a questa si trovano gli Horti Leonini, con un ingresso che immette in un ampio e affascinante giardino all’italiana, disegnato da aiuole geometriche al centro delle quali spicca la statua di Cosimo III dei Medici.
Oltre la statua si trova la zona, detta “a selvatico”, formata da un bosco di lecci. Dagli Horti si può entrare al giardino delle rose. La nostra visita, a causa dell’ora, si limita al superficiale e non riusciamo a visitarlo. Riprendendo Via Alighieri arriviamo in Piazza Chigi, con l’omonimo palazzo e la Collegiata dei Santi Quirico e Giuditta, il santo bambino e la madre, morti durante le persecuzioni cristiane di Diocleziano.
La facciata presenta tre portali: uno, su un lato, con particolari colonne laterali annodate e appoggiate su due leonesse e con un fregio, nella parte superore, raffigurante due coccodrilli alati. Degli altri due portali, uno presenta particolari statue di materiale rosso, appoggiate su due leoni.
Continuiamo la nostra visita nella piccola cittadina e cerchiamo un ristorante, prima che sia troppo tardi. Ne troviamo uno, con giardino e tavoli all’ombra di un glicine secolare. Ordiniamo i “Pici all’aglione”, buonissimi!!!... e, per secondo, grigliata di carni rosse per Giu e un’insalata mista per me. Con calma riprendiamo la macchina “rovente” e… ci passa la voglia di andare altrove: torniamo a riposarci a 

Domani, dopo colazione ce ne staremo un po’ tranquilli qui, nel borgo, per poi affrontare il traffico del rientro. Abbiamo in mente di tornare percorrendo la Cassia che, in questa parte della
Pochi chilometri con il climatizzatore al massimo e, in breve tempo, arriviamo a Montalcino. 


Entrando da Via Dogali, ci troviamo subito su Corso Rossellino che si snoda dalla Porta al Prato alla Porta al Ciglio e, percorrendo una delle piccole traverse laterali, arriviamo in Via del Casello da cui possiamo ammirare tutto lo spettacolo che il panorama della valle offre: il verde profilo delle colline, segnato dalle file di eleganti cipressi, si fonde con i colori grigi dell’argilla e il giallo intenso dei resti della falciatura.
Procedendo, arriviamo nella piazza, il centro di questa piccola città, nella quale l’architetto ha voluto concentrare gli edifici cardine della vita civile pacifica: la cattedrale e tutti i Palazzi storici. Dopo una breve visita all’interno della Cattedrale e nel cortile di Palazzo Piccolomini, percorriamo il Corso e le viuzze laterali e restiamo incantati: nelle strade, nei vicoli, nei Palazzi, in ogni angolo si ritrova il fascino del passato.
Per la sua bellezza, questa cittadina fa parte, insieme alla Val d’Orcia, del Patrimonio naturale, artistico e culturale dell’Unesco.

Ho scelto
Siamo partiti, venerdì 29 Giugno, verso le 10 di mattina e, poiché tutti i romani partivano, mal ce ne incolse! Traffico bestiale, autostrada bloccata, di tutto e di più. Dopo un viaggio da Odissea siamo arrivati alle 15.30. Dico questo perché, in un’altra giornata, avremmo impiegato circa 2 ore e mezza e avremmo avuto più tempo per fare altri giri in zona, ma è andata così.
Poiché speravo in una camera con vista “piazza”, all’arrivo ci hanno proposto, in alternativa, una stanza-monolocale nella casa attigua all’albergo, arredata in stile toscano, con ben due finestre sulla “piscina”. Abbiamo scelto questa, bella, spaziosa, con soffitto a travi di legno e vista magnifica. 
Sistemazione e giro in giro.
Ad un’estremità del borgo, su una rupe, ci sono i resti del vecchio mulino con le antiche cisterne e i gorelli nei quali scorre l’acqua proveniente dalla sorgente termale.
Quasi tutti si siedono sul bordo dei gorelli e rimangono con i piedi in acqua per lungo tempo, e intanto leggono o chiacchierano amabilmente con "i vicini". Si crea quello che io ho definito, scherzosamente, un vero e proprio “salotto del pediluvio”… molto interessante!
(Nella foto ho inserito anche quelli presi il giorno successivo: alla fragola e al melone con frutto della passione). Poi proseguiamo con l’aperitivo e torniamo in albergo per la cena. 
